lunedì 31 dicembre 2012

Perché non si può non.

Già che ci sono buon anno a tutti, che poi non è che io sia mai stata una fanatica del capodanno o che, anzi.
I miei 25 lettori lo sanno.

Però, insomma, sarebbe brutto non fare nemmeno un augurio.

Poi a me i numeri dispari mi stanno simpatici. Quindi.

Corto maltese was here



domenica 30 dicembre 2012

L'altra faccia dei Caraibi



Poi ieri sera guardavo il vento, in alto, che scuoteva le cime delle palme che hanno delle fronde lunghissime che sembrano come capelli neri che si agitano contro il cielo.

E pensavo che Dio deve avere delle mani molto grandi e dita sottili e delicate e deve amarci davvero molto, noi e questo nostro pianeta, per non stancarsi mai di accarezzarlo con tanta tenerezza.

Magritte ai Caraibi



venerdì 28 dicembre 2012

Allora ora vi racconto la storia che vi dicevo, tanto sono in spiaggia e non ho un c***da fare

All'aereoporto internazionale di Bogotà succede questo.
Quando arrivi c'è un corridoio lungo e stretto.
A sinistra hai l'esterno dell'aeroporto, dove arrivano i taxi e le macchine e si vede il parcheggio.
A destra c'è una lunga vetrata, gigantesca.
Oltre la vetrata ci sono i nastri trasportatori, quelli su cui arrivano le valigie delle persone che arrivano da tutto il mondo.
Sono cinque o sei nastri, mi pare.
Dunque succede questo: le persone arrivano ad aspettare quelli che arrivano da qualche altro posto, a volte anche molto lontano. Amici, parenti, fidanzate, figli, padri.
Arrivano e si piazzano lí, tutti in fila lungo la vetrata, con il naso a un centimetro dal vetro, gli occhi sgranati in attesa di vedere comparire le fattezze del viso amato e riconosciuto.

Una lunga coda di cuori trepidanti e volti spalancati.

E c'è una signora.
Un'inserviente.
Con l'uniforme rossa e bianca, il grembiule, la cuffietta, i guanti.

Il suo lavoro è tenere pulita la vetrata.

Avanti e indietro la percorre per tutte le ore di servizio, con un panno e lo spruzzino di vetril tra le mani, che probabilmente qui si chiama in un altro modo ma il concetto è quello.

Passa la giornata a chiedere permesso e a infilarsi tra le attese e i battiti cardiaci. A rimuovere le impronte digitali degli innamorati che non sanno trattenere le mani dal primo incontro sulla parete fredda del vetro trasparente, a cancellare i fiati dei bambini con le bocce spalancate e piene di saluti per il padre o la madre appena sbarcati.

Insomma, questa donna passa il tempo a ripulire i segni delle attese, perché il vetro possa ospitare ancora di nuove e fresche e immacolate.
Trascorre le giornate tra corpi mani braccia menti occhi e respiri tesi all'incontro e al riconoscimento.
Spende il tempo e le energie tra i desideri e le speranze, pronti a sfociare in gioia cristallina e pura, come il vetro di cui si occupa.

Quando l'ho vista, questa cosa, mi è sembrata un miracolo.
Ho pensato che tutti i lavori dovrebbero essere, almeno in fondo, anche solo in uno spiraglio di percezione, così.
Come il suo.

Non esiste altro lavoro al mondo che quello di preparare il cuore.


giovedì 27 dicembre 2012

Memento mori

Ieri vicino all'albergo ho visto questo cimitero.
Piccolo, disordinato, con le croci di legno verniciate di bianco e i nomi scritti con la vernice o il pennarello. Alcune sbiadite, scolorite o rotte, con le braccia penzolanti.

Mi è venuta una tenerezza ma una tenerezza che non vi dico.

Poi c'è un'altra storia che volevo raccontarvi che riguarda gli aereoporti, le vetrate grandi, le signore delle pulizie e è le gradi attese e un giorno ve la racconto.


lunedì 24 dicembre 2012

Le veglie

Poi stasera mentre cenavamo tutti insieme (in totale 34 persone), guardavo la tavolata e le facce e i sorrisi e pensavo che comunque le persone sono un'invenzione davvero straordinaria.

Le persone.

Tu pensa.
Che roba incredibile.


Cucina natalizia

Chè oggi, come in tutto il mondo, si cucina.
Chè, stasera: cenone.
E domani pranzo di Natale.
Quindi noi diamo il nostro contributo.
Crostate, pizzette e pasticcio di zucca.

Ah, poi domani io parto, ragazzi.
Destinazione: mar dei Caraibi.

Quindi.
Buon Natale di cuore a tutti (e buona invidia).

E se scriverò poco o niente capirete, no?
(Hihihi)


domenica 23 dicembre 2012

bunuelos


questi che vedete qui sopra sono i bunuelos (che andrebbe scritto con la n con la tilde, ma in questo momento non la trovo).
sono delle specie di frittelle, simili alle nostre frittelle che si fanno a carnevale, per dire.
solo che sono fatte di formaggio.
formaggio e mais fritti frittissimi, un livello di frittura inimmaginabile.
sono i dolci tipici del natale e sono buonissimi.

e scusate se ultimamente parlo quasi solo di cibo ma insomma, è il periodo, poi da gennaio dieta per tutti, eh.

venerdì 21 dicembre 2012

la (vera) fine del mondo

non potete capire.
ieri sono arrivati i genitori di benny.

benny è di riccione.
i genitori di benny sono di riccione.
i genitori di benny ci hanno portato dei generi alimentari.
nello specifico:
- grana
- piadine
- SALAME!!!
- vino
- cioccolato.

stasera abbiamo mangiato piadine e salame.
salame, capite?

no, non potete capire.
io era quattro mesi che non mangiavo un affettato.

i Maya avevano un sacco ragione, altro che no:
LA
FINE
DEL
MONDO.

voi ce l'avete a portata di mano tutti i giorni e non potete capire.
ma io stasera ho assaggiato un pezzo di paradiso, giuro.

Hopper's place



comida

ve l'ho già detto che da queste parti nell'insalata ci mettono la frutta?
tipo le fragole. l'avocado. la papaya.

dentro nell'insalata, dico.
quella che si condisce con olio e sale, sì.

non è che il cibo colombiano sia male, davvero.
non lo è.
tipo le empanadas o le arepas o i patacones sono buonissimi.

però diciamo che non è molto varia, ecco:
carne, patate, riso.
riso, carne, patate.
patate, riso, carne.

e l'insalata con la frutta dentro.
vabbè.

Appesi a un filo (che per il 21 12 12 mi sembra uno scatto adatto, no?)



giovedì 20 dicembre 2012

Cromoterapia



Vacanze

Oggi hamburgerata coi ragazzi.
Tutto il giorno.
Queste idee vengono a Benny, per inciso.

Ci son giorni che dico: ma le vacanze non dovrebbero essere un tempo di riposo?
Vabbè.
No, bello, eh.
È che i pacchi di compiti in classe sono ancora lì che mi aspettano.
Tutto normale, non è che in Italia andasse diversamente, eh.

mercoledì 19 dicembre 2012

Navidad




Se ve lo stavate chiedendo

Alla fine il concorso mica me l'hanno fatto fare, da qui.
So che ve lo stavate chiedendo.

Il Miur, contattato dall'ambasciata ha detto che no, che sì, che insomma, c'erano una serie di procedure di sicurezza che quindi ecco insomma non era possibile eccetera.

Vi risparmio il mio discorso recriminatorio sul fatto che siamo nell'era della comunicazione, di internet eccetera eccetera e questi cioccolatai del ministero italiano non sono nemmeno in grado di garantire un'equa partecipazione dei suoi cittadini ai concorsi ordinari nel mondo e blablabla e passo direttamente alla felicitazioni per i miei amici in Italia che l'hanno passato, a esternare la verde invidia nei loro confronti e al pensiero che tanto il 21 12 12 è vicino, gente, meditate.

E direi che qui concludo il mio sproloquio mattutino.
Perdonatemi, ma non ho ancora bevuto il caffè e il pensiero che ho visto solo la prima parte de Lo hobbit e se finisce il mondo non potrò vedere la seconda mi fa alquanto incazzare, ecco.

martedì 18 dicembre 2012

novena


allora ieri mattina abbian fatto i cupcakes con una decina di ragazzi del liceo e delle medie, qui a casa nostra. poi abbiamo fatto pasta alla carbonara per tutti (tenendo conto che qui la pancetta non esiste), poi siamo andati a casa di Diego che è un professore che insegna in un altro liceo di Bogotà e lì c'erano un po' di suoi alunni e abbiamo giocato tutto pomeriggio (la mia squadra ha vinto praticamente tutto, compreso palla avvelenata e pallamano - vedi foto qui sotto) e poi alle sette è arrivata un sacco di altra gente e c'era da mangiare e da bere e abbiamo fatto la novena, che vuol dire: un sacco di canti bellissimi tradizionali e poi delle preghiere e una in particolare che si chiama los gozos che sono delle specie di litanie ma moooolto più belle delle nostre, chè c'è una preghiera breve che si legge una persona alla volta e poi c'è un ritornello cantato e al ritornello tutti hanno maracas o tamburelli o strumenti vari e tengono il tempo (vedi foto più sotto) e, veramente, è una meraviglia.

vedi proprio un popolo.
che qui a quanto pare, nonostante tutte le difficoltà (grandi) c'è ancora e vive e respira e canta.





piesse: mi sa che oggi andiamo a vedere Lo Hobbit che qui è già uscito (ahahah)

domenica 16 dicembre 2012

Burritos y millionarios

Avrei voluto mettervi il link a un villancico bellissimo che ho imparato stasera che si chiama Mi burrito sabanero ma le versioni che ho trovato su youtube sono quasi tutte raccapriccianti.

Vabbè, speriamo nei prossimi che ascolterò.

Ah, poi qui oggi ha vinto il Millionarios, che è la squadra di Bogotà.
Ha vinto lo scudetto.
Contro la squadra della città di Medellín.
Vabbè.
Ricordatemi di fare un post sul calcio, che da queste parti è una faccenda seria almeno quanto in Italia.
Era per dire che è impossibile muoversi per strada, che sono tutti impazziti. Bandiere e casino ovunque.

Dum dum dum II



novena

Oggi qui inizia la Novena.

Che c'è anche in Italia, sì, certo.
Ma qui è una cosa nazionale.
Un po' come las velitas.

E poi la novena non si fa in Chiesa, ma nelle case della gente.

L'idea è che ogni sera qualcuno tra i tuoi amici e parenti o conoscenti organizza la novena a casa sua.
Quindi ci si ritrova tutti in casa di qualcuno, si cantano i villancicos (che sono i canti tradizionali di natale in spagnolo), si dice una preghiera al nino Jesus e si mangia, si beve, si canta insieme eccetera.

E la fanno tutti ma proprio tutti.
Quindi io ora nei prossimi giorni guardo tutto per bene e poi vi racconto, che sembra una cosa bella.

venerdì 14 dicembre 2012

Sono in vacanza. Ufficialmente.
È finita, e a parte i pacchi di compiti in classe che mi aspettano sulla scrivania, per tutto il resto se ne riparla a gennaio.

Comunque, non era questo che volevo dire.
Quello che volevo dire è che stasera abbiamo fatto lo spettacolo di natale di medie e licei.
Abbiamo messo in scena un racconto molto bello di G.Greene che si chiama "L'ultima parola".
E niente, lo spettacolo alla fine è venuto anche bene ed erano tutti contenti eccetera.

Ma non è nemmeno questo che volevo dire.
Quello che volevo dire, alla fine, è che c'è un momento, sempre, in questo genere di cose, quando guardo i miei alunni fare qualcosa di bello, come stasera, che mi commuovo.

Non è che mi commuovo perché sono belli o bravi o chenneso, certo, anche.
Ma quello che proprio mi commuove, che sento che mi scava il cuore senza pietà è la percezione della loro autonomia da me, della loro alterità; la consapevolezza del fatto che stanno diventando grandi, uomini e donne, quasi. Il rendermi conto che mi sono dati (e, in qualche modo, affidati). Sono regali. Immeritati e bellissimi, ciascuno di loro, in un modo nemmeno lontanamente immaginabile.

Mi pare fosse castellitto (l'attore) che una volta gli ho sentito dire (o l'ho letto da qualche parte) che: "i figli sono di chi li ama".

Io, stasera, sono stata la madre di molti.
Almeno per qualche istante.

Vabbè, che vi devo dire, qui la neve non arriva. Peró abbiamo un cielo che non si è mai visto, ecco.



giovedì 13 dicembre 2012

Due conti

Fatemi fare due conti.
Sono uscita di casa stamattina alle sei e 15 minuti.

Sono rientrata in casa ora.
Sono le ventuno esatte.

Fanno 15 ore.
14 ore e 45 minuti, se proprio vogliamo essere precisi.
Giusto?

14 ore e 45 minuti a scuola.
Dite che nel Guinness esiste la mia categoria?

Magari ho vinto un premio e nemmeno lo so.
Porca miseria.

Parla con me



Noche buena

La notte di Natale la chiamano noche buena. (Notte buona, n.d.t.)

Che a me pare un nome bellissimo.
La notte buona.

Bellissimo, no?

(Ed è vicinissima)

mercoledì 12 dicembre 2012

I'm watching you



Questo posto

Ultimamente poi mi rendo conto che questo posto mi è utile.
Per "questo posto" intendo: questo posto qui. Il blog, dico.

Primo: perché era nato per raccontare cose ad amici, parenti e fan in Italia, semplicemente, ma invece mi accorgo che è una cosa che mi aiuta di più a guardare, ad accorgermi di quello che c'è. Che poi forse è quello che succede sempre, quando si scrive.

Secondo: perché mi aiuta a selezionare e a giudicare. Non tutto quello che vivo lo scrivo qui. Questo non è il luogo adeguato per molte delle cose che vivo, che invece scelgo di non raccontare o di raccontare, personalmente, ad alcuni, scelti, via mail o via Skype o quel che è.

Scegliere é un'operazione interessante. Tra tutte le cose che capitano nella giornata o che osservo o che mi colpiscono, ne scelgo una. Non significa che le altre non siano importanti, ma ne scelgo una. Do spazio a un aspetto, lascio che esso diventi per tutti. E altri li conservo, me li tengo nella testa o nel cuore e aspetto.

Come dice Calvino, in questa frase bellissima e famosa, che vi regalo, se per caso non la conoscete:

« L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.»
(Italo Calvino, Le città invisibili, 1972)

martedì 11 dicembre 2012

I'll come back




La gente in Colombia ha due nomi e due cognomi.
Ad esempio: Luis Camilo Acevedo Vargas.

Tutti così.
Due nomi non so perchè e i cognomi ovviamente sono quelli di entrambi i genitori.

Non vi dico i mesi passati per impararli.
Nè il tempo che ci vuole per fare l'appello in classe.

Poi c'è questa cosa che con tutti questi nomi sembra di chiamare ogni volta una schiera di principi e principesse.

lunedì 10 dicembre 2012

Let it snow

Dato che l'altro giorno, quando a Milano nevicava, Juliana mi aveva visto un po' triste e mi aveva chiesto come stavo e io le avevo detto: bene, però oggi ho un po' di nostalgia, che a casa mia in Italia sta nevicando...lei, oggi, mi ha portato questo.

E mi ha detto:
Ciao, questo l'ho fatto io, per te. Così magari senti un po' meno la nostalgia della neve.

Io, davvero, sono molto molto amata.
Uao.



domenica 9 dicembre 2012

Ma le hai viste le strade? (Cit.)



Poi questo pomeriggio siamo andate a fare un giro a una fiera dell'artigianato che fanno qui a Bogotà in questi giorni, che tipo dura dieci giorni e non è grande e incasinata come quella che fanno a Milano che infatti mi manca, però, insomma, bella e c'erano delle cose bellissime ma bellissime proprio e però non ve le posso mica raccontare, che alcune le ho comprate per portarle a casa e regalarle a qualche amico e quindi ora qui non posso dire niente se no poi si perde la sorpresa.

Mi aspetta una settimana durissima, ma durissima proprio, che alla fine della settimana c'è pure lo spettacolo di Natale di medie e licei che vabbè, non vi racconto perché per ora è in alto mare e speriamo di quagliare qualcosa di presentabile in millemila ore di lavoro questa settimana.
e poi tutte le sere ci sono gli spettacoli delle altre classi (elementari e prescolari) e siccome tutti qui si offendono se non vai a vedere il loro spettacolo e gli spettacoli sono alla sera alle sei, questo significa che la giornata scolastica di questa settimana inizierà alle sette (a scuola, alle cinque e mezza,  a casa, giusto per risottolinearlo per l'ennesima volta così provate un po' di compassione) e terminerà, invece che alle tre e mezza o cinque, tutte le sere o quasi, tra le otto e le nove di sera.

dunque, fatemi fare il conto.
credo siano come 11 o 12 ore.
a scuola.
per una settimana intera.

se sopravvivo, dopo, vi racconto, eh.

E ora vi presento albero e lucine! Evviva!





sabato 8 dicembre 2012

Stamattina ci siamo lanciate nello sfrenato shopping natalizio, dopo giorni di inesausta insistenza da parte mia, che a casa nostra non c'era nemmeno l'ombra del natale e mica si poteva andare avanti così.

Per cui abbiamo comprato:
-Presepe (di cui foto)
-Albero di plastica terrificante ma economico
-palline colorate (argento e oro) per albero di natale
-lucine bianche a intermittenza (per albero di natale)
-altre lucine bianche a cascata da appendere in casa.

Io ho già fatto il presepe (foto) con uno sfondo fai da te decisamente minimal ma a mio parere sufficiente.
Stasera prepariamo l'albero.

Ovviamente ora mi metto a fare una playlist natalizia che possa creare l'atmosfera.
Dato che oggi fuori ci sono 18-20 gradi.
Vabbè.

Navidad





venerdì 7 dicembre 2012

Las velitas


Stasera ho scoperto questo: la nostalgia serve.

Stamattina, quando ho saputo che a Milano nevicava, e dopo mi sono ricordata che era Sant'Ambrogio, e la fiera degli ObeiObei, e quella dell'artigianato e la neve e il ponte dell'Immacolata....eccetera...bhè, mi era proprio preso un po' il magone.

Nostalgia pura, insomma.

Poi stasera mi dicono: andiamo, ci sono las velitas.

Eh?, dico io.

Las velitas sono la tradizione che accompagna la festa dell'Immacolata, a Bogotà.
Funziona così: quando fa buio, cioè dopo le sei, sei e mezza di sera, la gente esce (tutta) per le strade.
Accende delle candeline (velitas, appunto) e le appoggia in fila sui marciapiedi, sulle strade, all'ingresso delle case, sulle scale dei palazzi.

L'idea di fondo è: segnalare alla Madonna la strada perchè lei possa arrivare a casa tua.
Bellissimo.
Ovviamente non è per tutti così. E' un fatto popolare: anche chi non va in Chiesa o non è credente lo fa. A volte magari è semplicemente il pretesto per trovarsi con amici e parenti e fare festa, che da queste parti, spesso, significa bere fino a stordirsi (ma tanto, eh).

Comunque.
Se esci per strada alla vigilia dell'Immacolata, dopo che fa buio, a Bogotà, ti sembra di camminare nel paese dei balocchi.
Ci sono lucette ovunque, candeline dappertutto e la gente per strada come fosse giorno.

E' bello, davvero, molto molto bello.
Qui sotto ho messo qualche foto.

Noi ci siamo trovate con un po' di amici che abitano nei paraggi e abbiamo cantato un po' di canzoni, alcune bellissime, popolari, in spagnolo, davanti a una statua della Madonna che c'è nel barrio (quartiere). Orrenda (intendo la statua), ma con tutte quelle candeline attorno sembrava bella anche lei.

E, alla fine, ho capito questo: la nostalgia serve, perchè apre uno spazio.
Uno spazio che, se dopo tieni gli occhi bene aperti, ci può entrare la meraviglia e riempirlo.
Fino a traboccare.


Velitas











Comunicazione di servizio

Mi hanno appena comunicato dalla regia che a Milano nevica.

Nevica.

Laggiù, dalle parti del mio cuore nevica.

Non avete idea della nostalgia che mi porto dentro.
Fine.

Singing in the rain

Quando piove, qui, piove piove.

Avete in mente quelle espressioni del tipo "acqua a secchiate"?
Ecco.

Letteralmente proprio.
L'impressione è che il cielo si stia riversando sulla terra.
Completamente e inesorabilmente.

A volte dura poche ore.
Altre giorni e giorni, dicono.
Giorni consecutivi di pioggia io ancora non ne ho visti, ma nei prossimi mesi potrebbero esserci, vi farò sapere.

I colombiani per questo motivo hanno sempre con se, ad esempio al lavoro, un paio di quegli stivali di gomma, come quelli dei bambini, avete in mente?

Io mi arrangio coi miei anfibi neri che fanno il loro dovere.

Il fatto è che quando piove così, alla fine, l'unica cosa che ti rimane asciutta, alla fine, se hai i super stivali di gomma, sono i piedi.
Bhe, meglio che niente, in effetti.

Le rute



giovedì 6 dicembre 2012

Cose che non cambiano

Settimana prossima è l'ultima settimana di scuola, da queste parti, poi iniziano le tanto agognate vacanze.
Settimana prossima è anche la settimana degli spettacoli di natale: ogni giorno, per livello, la sera, a scuola c'è lo spettacolo di natale.
Quello di medie e liceo sarà venerdì.
Non mi soffermerò a raccontarvi dello spettacolo in sè, perché vabbè, diciamo che è meglio di no.

Però quello che si sta verificando in questi giorni è il classico delirio pre-evento: colleghi che ti urlano addosso, sgambetti, tranelli, nervosismo che serpeggia ovunque, scoppi isterici in vari momenti della giornata, recriminazioni e risentimenti.

Come in Italia, insomma.
Mi sento quasi a casa.

Low profile



mercoledì 5 dicembre 2012

Risvegli

Son particolari, eh.
Non è che mi lamento.

Ma dopo alcuni giorni di attenta osservazione, dopo che l'euforia per il ritorno del mio nuovo iPad è evaporata come neve al sole, mi sono dovuta arrendere all'amara verità:

Hanno sbagliato.
Mi hanno sostituito il mio iPad3 con un iPad2.

Lacrime copiose, delusione e sconforto.

E pregherei la persona che in questo momento sta infilando spilli e coltelli nella bambolina vodoo a cui ha appiccicato alcuni dei miei capelli, per favore: ora basta. Direi che è sufficiente.

(Chi è che diceva che gli Apple store sono i migliori?)

The net



martedì 4 dicembre 2012

Zamba de mi esperanza

L'altra sera un amico colombiano mi ha fatto ascoltare Questa canzone popolare (fate click) e, davvero, è bellissima, è argentina ed è commovente e quasi piangevo e mi ha ricordato i canti alpini o anche altre canzoni popolari italiane che hanno dentro quel tipo di nostalgia di cui è fatta anche questa canzone, secondo me.

Il testo è questo:
Zamba de mi esperanza
amanecida como un querer,
sueño, sueño del alma
que a veces muere sin florecer
sueño, sueño del alma
que a veces muere sin florecer.

Zamba, a ti te canto
porque tu canto derrama amor,
caricia de tu pañuelo
que va envolviendo mi corazón
caricia de tu pañuelo
que va envolviendo mi corazón.

Estrella, tú que miraste,
tú que escuchaste mi padecer,
estrella, deja que cante,
deja que quiera como yo sé 

estrella, deja que cante,
deja que quiera como yo sé.

El tiempo que va pasando
como la vida no vuelve más,
el tiempo me va matando
y tu cariño será, será
el tiempo me va matando
y tu cariño será, será.

Hundido en horizontes
soy polvareda que al viento va
Zamba, ya no me dejes,
yo sin tu canto no vivo más

Zamba, ya no me dejes,
yo sin tu canto no vivo más.

Estrella, tú que miraste
tú que escuchaste mi padecer
estrella, deja que cante,
deja que quiera como yo sé
estrella, deja que cante,
deja que quiera como yo sé


E questa è la traduzione:


Zamba della mia speranza
sorta come un desiderio
sogno, sogno dell'anima
che a volte muore senza fiorire
sogno, sogno dell'anima
che a volte muore senza fiorire

Zamba a te io canto
perche il tuo canto sparge amore
carezza del tuo fazzoletto
che avvolge il mio cuore
carezza del tuo fazzoletto
che avvolge il mio cuore

Stella, tu hai guardato
tu hai ascoltato la mia pena
stella, lasciami cantare
lasciami amare come io so
stella, lasciami cantare
lasciami amare come io so

Il tempo che passa
come la vita non torna piu'
il tempo mi sta uccidendo
ed il tuo affetto sara', sara'
il tempo mi sta uccidendo
ed il tuo affetto sara', sara'

Immerso in orizzonti
sono polvere che al vento va'
Zamba non lasciarmi
senza il tuo canto non vivo piu'
Zamba non lasciarmi
senza il tuo canto non vivo piu'

Stella, tu hai guardato
tu hai ascoltato la mia pena
stella, lasciami cantare
lasciami amare come io so
stella, lasciami cantare
lasciami amare come io so

Questa è una falena.
Magari non sembra, ma vi assicuro che è gigantesca.
Tipo che è grande come la faccia di una persona.

Da queste parti dicono che porta morte.
La cosa è sufficientemente inquietante, direi.


lunedì 3 dicembre 2012

Maturità

Mi ero dimenticata di raccontarvi che qualche giorno fa, per la prima volta da quando sono qui, ho preso il taxi da sola.

Cioè, non proprio da sola: ero con Chico e Carla, che peró parlano spagnolo molto peggio di me e...insomma, diciamo che tra i tre quella un po' più sgamata ero io.

Lo so che vi sembrerà una cosa da niente, ma è perchè non capite (e anche perchè non vi hanno mai raccontato alcuni episodi che ti possono succedere in taxi-soprattutto se sei straniero e si accorgono- da queste parti).
Il fatto é che mi sono sentita come quando (e me lo ricordo benissimo) ho cominciato ad andare a scuola, alle elementari, da sola; che andavo a piedi, erano un paio di isolati, e d'autunno mi piaceva calpestare le foglie secche del viale alberato e poi a primavera guardare il ciglio della strada, per controllare se erano fioriti quei fiorellini minuscoli di un blu intenso, che noi li chiamavamo "gli occhi della Madonna" e voleva dire che era primavera.

Ok, tornando a noi.
Ho preso il taxi da sola, dando le indicazioni giuste e tutto quanto e sono molto molto fiera di me.
Sto diventando grande.

Riunione di condominio



domenica 2 dicembre 2012

Aggiornamenti

Ho due notizie.

Una buona e una cattiva.
Da quale volete che cominci?

Dai, iniziamo da quella buona:
il mio iPad è tornato!!!!
Sta bene, grazie per l'interessamento.
È praticamente nuovo e profuma di viaggio in Italia, che avrei tanto voluto essere con lui.
Comunque. Ha già ripreso servizio ed è in piena attività.

E ora le note dolenti:
sembra che non ci sia la possibilità di partecipare al concorso da qui.
L'ambasciata ha sentito il Miur eccetera eccetera che vabbè, in poche parole sembra che non ci diano questa possibilità.
Io amo il mio paese.
Ma su certe cose, davvero, sembra di vivere in Burkina Faso.
Non è ancora detta l'ultima parola, peró.
La speranza è l'ultima a morire.
E comunque non sono ancora riuscita a fare una simulazione sufficiente, quindi tanto non l'avrei passato (che servono 35 punti su 50 e il mio record personale al momento è di 32).

Ok, quest'ultima cosa somiglia tanto tanto alla storia della
volpe e l'uva, ma che vi devo dire...

Quasi bresson (vabbè, esagerando)



venerdì 30 novembre 2012

Marisa quanto mi manchi (Marisa era/è la mia macchina, che ho lasciato in Italia, ovvio...Ciao, Marisa, mi manchi)

Poi c'è un'altra cosa che mi manca tanto, ma tanto, ma tanto.

Che è guidare.
Son qui da quasi quattro mesi e son quattro mesi senza toccare un volante (niente battute, grazie).

Che poi.
Prendere la patente, qui in Colombia è uno scherzo, proprio, mi hanno spiegato: paghi e te la mandano via posta.
Per dire, vabbè, infatti dovreste vedere certa gente che c'è in giro.

Poi invece le macchine costano tantissimo, molto più che in Italia, ma le fanno, tipo, con la carta velina, davvero, vabbè, quasi, ovviamente, era per dire.

No, ovvio, non ho nessuna intenzione di comprarmi una macchina, né la patente, che poi infatti con il traffico che c'è sarebbe comunque una mossa stupida. Inoltre con pico y plata non la puoi usare praticamente mai e quindi a che serve.

Però era solo per dire che una delle prime cose che voglio fare appena torno in Italia è un lungo lungo lungo giro in macchina.
Di notte, magari.

Argento vivo



giovedì 29 novembre 2012

Rimanere commossa, ma proprio commossa, in una sola semplice, lunghissima, terrificante, faticosissima, interminabile, giornata (di ieri) da:

- Juliana che mi aveva detto: domani non vengo a scuola, forse, perché operano mio cugino alla gamba. E io che le avevo detto: se domani non vieni, mi mancherai. E credo che se rimani a casa solo perché sei preoccupata ti perdi il meglio, perché la preoccupazione è comprensibile, ma non farà andare meglio o peggio l'operazione, mentre se tu domani a scuola vieni, tutto quello che vivi sarà un guadagno. Lei che il giorno dopo viene a scuola e mi dice: prof, non potevo non venire se c'era lei che mi aspettava.

- una telefonata via Skype bellissima, bellissima proprio, con un amico che poi c'erano anche degli altri amici ed è stata una sorpresa bellissima e dirsi le cose più vere che si vivono, in pochi minuti, anche con la connessione che fa schifo e, alla fine, capire che non sto perdendo niente ma sto guadagnando tutto cento volte tanto.

- Santiago (un mio alunno di terza liceo) che ieri sera mi scrive una mail per dirmi: sa, prof, a me piace scrivere e scrivo delle cose e non é che per caso domani posso portargliele e lei se a voglia le legge e mi dice cosa ne pensa? Sentire il cuore che fa le capriole perché la bellezza salverà il mondo (cit.) e io ho l'illustre privilegio di lavorare al Suo servizio tutti i sacrosanti benedetti giorni.

Oh, tutto questo in un giorno solo.
Poi ci son quelli che hanno il coraggio di dire che non succede mai niente, ma tu pensa, che assurdità.

mercoledì 28 novembre 2012

I colori, per favore, guardate i colori...



e-book vs cartaceo

Finalmente, dopo mesi costretta a leggere sull'ipad, finalmente - dico - ho di nuovo tra le mani un libro di carta stampata.

Primo perchè il mio ipad è ancora in convalescenza in Italia (torna questo fine settimana), secondo perché una ragazza italiana che ha vissuto qui 4 anni e ora torna in Italia ha messo in vendita tutti i libri che non poteva riportarsi a casa e quindi, finalmente, ho potuto comprare un libro, in italiano, con le pagine la copertina e tutto quanto, che era una cosa che mi mancava tantissimo ma proprio tantissimo, che lo sapete che io coi libri e così via.

Quindi ora sto leggendo un libro con le pagine.
Che poi, a dire la verità, non è che gli e-book siano poi così male: sono comodi, costano meno e ci si abitua, occhei.

Però vuoi mettere la carta tra i polpastrelli delle dita? L'odore dell'inchiostro stampato? le orecchie (piccolissime) per tenere il segno? La matita (leggera) con cui sottolineare una frase o un passaggio?

Quindi sono felice.

Tó, beccatevi questa



martedì 27 novembre 2012

no season

C'è questo aspetto che comincia a pesarmi: la mancanza delle stagioni.

Non esistono inverno, primavera, autunno o estate, in Colombia.
All'equatore niente stagioni.
Non ce la fanno, ad esistere.

La temperatura può anche cambiare parecchio nel corso della giornata.
Se esce il sole può anche far caldo e si sta in maglietta. Ma se arriva una nuvola possono servire anche sciarpe e calze di lana. Io, per dire, ho quasi sempre su un maglione di lana.

La notte si dorme col piumone, anche se nelle case il riscaldamento non esiste proprio.

Però le stagioni, quelle: assenti. Non pervenute.
Comincia a mancarmi l'inverno alle porte, la promessa dell'estate poi, il desiderio di nuovo del freddo ancora poi.
Da mesi, da quando son qui, sembra di essere sempre in un autunno indeciso e senza foglie secche che non ha la forza per trasformarsi in nient'altro.
I giorni sembrano uguali, identici, fortuna che ogni tanto piove.
E che le cose accadono.
Per cui non ti sbagli: lo sai che il tempo sta passando.

Però non avete idea della tenerezza e dello struggimento, ieri, quando una mia alunna mi ha detto di non aver mai visto la neve. Cioè, di non averla mai vista cadere.

Che dico: non si conosce la poesia fin quando non si vede la neve cadere.
Mi sbaglio?
No, che non mi sbaglio.

Man at work (enne)



lunedì 26 novembre 2012

Per la cronaca: il film si chiamava Argo e secondo me val la pena.
Ovviamente con la solita boria americana di fondo, ma racconta la storia vera di questi sei americani che fuggono dall'ambasciata presa d'assalto dai rivoluzionari fondamentalisti islamici in Iran, durante gli anni settanta.

Roba che ti tiene incollato alla sedia, insomma.

Val la pena.
Poi c'è Ben Affleck con la barba incolta e i capelli lunghetti che insomma, diciamocelo, ecco.Ci siamo capiti.


Senza parole



domenica 25 novembre 2012

Lo so che due volte in quindici giorni sembra quasi esagerato, dato che erano mesi che stavo a bocca asciutta.

Ma stasera torno al cinema.
Vado a vedere Ben Affleck.
Forse stavolta è un film vero.

evvai.

Nuvole appese ai lampioni