venerdì 31 agosto 2012

ad esempio (questo è simpatico)


traffic

Cari i miei 25 lettori (di nuovo cit.), oggi parleremo del traffico.

Sì, il traffico.
Avete presente Milano?
La tangenziale?
La A4 tra le sette e le nove di mattina? La circonvallazione di Bergamo? Cose così?

Ecco, dimenticatevele.
Confronto a quello che sto vedendo qui a Bogotà, il traffico milanese è paragonabile, forse, a quello di Topolinia.

Non ho capito bene se è per la quantità di gente o cosa. Comunque il traffico qui è una cosa inumana. Tanto che ci sono le targhe alterne per tutto l'anno, tutti i giorni, tranne il sabato e la domenica. Questo per darvi un'idea.

La gente si muove tanto in macchina, taxi, moto (anche se piove abbastanza spesso e in questi giorni fa un freddo quasi invernale, quindi le due ruote non è che siano proprio il massimo).

Noi la mattina per andare a scuola prendiamo il taxi.
Lo prendiamo sotto casa alle sei e un quarto e ci mettiamo una mezz'ora ad arrivare a scuola.

L'alternativa sono i mezzi pubblici.
Ma.
A parte che sono piuttosto pericolosi.
Bhè, insomma, dovresti vederli.

Appena riesco posto una foto.
La maggior parte di essi sono dei pulmini scassatissimi, molto colorati (avete presente quello di Miss Little Sunshine? ecco, più o meno così, ma moooolto più scassati e moooolto più colorati.) Viaggiano alla velocità della luce, lanciandosi in improbabili e rocamboleschi slalom tra le macchine. Praticamente non si fermano alle fermate e tu devi scendere o salire al volo, rischiando la vita o per lo meno qualche arto. (Sono spesso frequentati da borseggiatori e simili e dunque non sono molto consigliati).

Il mezzo di trasporto più "famoso" e apprezzato è il TRANSMILLENIUM.
Cos'è tale veicolo, dal nome tanto futuristico?
Vado a spiegare.

E' un autobus, rosso e bianco, decisamente il più simile agli autobus che possiamo trovare in una qualsiasi grande città italiana. Solo che qui è considerato come una specie di metropolitana, perchè ha una corsia preferenziale in cui può viaggiare solo lui e che quindi gli consente di evitare il traffico.
Esso percorre l'intera città da sud a nord e viceversa, attraversandola interamente e mettendo in comunicazione le zone più povere e degradate con quelle più ricche e luccicanti.
Io l'ho preso un paio di volte, fin'ora, ed è stata un'esperienza...bhè...diciamo...interessante.

Il transmillenium, soprattutto nelle ore di punta, è strapieno.
No strapieno.
Stracolmo. Traboccante. Una cosa che non potete nemmeno immaginare. La gente sta immobile alla fermata e quando il mostro rosso arriva e spalanca le fauci, comincia a spingere come un'ossessa per entrare in uno spazio assolutamente privo di aria e posto. L'immagine, sì, certo, assolutamente, è assolutamente degna di citazione dantesca, Caronte e via discorrendo.
Per salire devi sostanzialmente prendere a gomitate gli altri e fingerti un giocatore professionista di rugby.
Quando l'ho preso l'ultima volta, a un certo punto, a una fermata, una signora, nel tentativo di farsi largo nella massa informe della folla per salire, è inciampata e caduta.
Voi credete che qualcuno l'abbia aiutata ad alzarsi?
Mavalà. Illusi. Nonò.
Il concetto è che se ti muovi rischi di perdere il posto.
Quindi nessuno si muove.
Qualsiasi cosa accada.
Vabbè.
Cose così.

Mi sa che continuerò a prendere il taxi.
Che poi un giorno vi descrivo per bene anche quelli.
Che son mica una passeggiata nemmeno loro, non immaginatevi nemmeno per un secondo cose del tipo Jessica Parker che scende da un taxi a New York.
Per darvi un'idea: la maggior parte dei taxi qui son grandi come una Smart e ci si viaggia in tre o quattro minimo (per dividere la spesa).
Pertanto.

Tramonto dalla mia finestra (dura 15 minuti ma é bellissimo)

giovedì 30 agosto 2012

della relatività degli orari

uno dice: son le dieci e mezzo di sera, è prestissimo, vorrai mica andare a dormire?!

sì, come no.
che quando poi, il giorno dopo, la sveglia suona alle cinque e venti di mattina glielo spiegate voi, al mio cervello, vero?

(no, davvero, questo è un problema. devo resettare completamente il tipo di orari a cui ero abituata, chè in questi giorni quando suona la campanella delle nove e quaranta di mattina - che c'è l'intervallo - io tutte le volte mi dico che mi sembra già ora di pranzo, per dire)

mercoledì 29 agosto 2012

Con la coda dell'occhio

Le facce degli studenti che ho incontrato oggi erano bellissime.
Bellissime.
Avevano dentro tutta l'attesa e il desiderio che mi sono ritrovata nella faccia stamattina, alle cinque e mezzo, quando ho aperto gli occhi.

E poi l'altra cosa impressionante é che le facce dei miei nuovi studenti, stamattina, a novemila novecento chilometri di distanza dall'Italia erano cosí simili, cosí simili, cosí simili alle facce dei miei studenti che ho lasciato in Italia che vedere questa cosa cosí chiaramente mi ha commosso proprio.

E mi sono ritrovata a guardare ciascuno di loro con, nella coda dell'occhio, ciascuno di voi.

Din don dan eccetera

martedì 28 agosto 2012

l'utilità degli inizi

io comunque domani (cioè oggi, già, per voi, laggiù lontani dall'altra parte dell'Oceano), inizio scuola.

poi magari vi racconterò meglio, ma ci sono tante cose nuove che devo imparare, qui.
e altre non nuove, magari, ma diverse da come ero abituata a guardarle o a farle.

ad esempio: la mattina c'è tutta un'operazione che bisogna fare di "ritiro" dei bambini/ragazzi dalle routas (cioè i pulmini che portano gli studenti a scuola) e accompagnamento nelle classi.
sembra una cosa stupida ma in realtà bisogna prestare molta attenzione, per via di tutta la questione della sicurezza e via dicendo.

stasera pensavo che comunque è bello quello che inizia domani.

perchè le facce degli studenti che mi ritroverò davanti saranno lì a ricordarmi, come accadeva ogni volta anche in Italia, che siamo fatti per cose grandi, che desideriamo tutto e che desideriamo il bene e la bellezza e essere amati.

e io mi accorgo di avere tanto bisogno di ricordarmelo, a volte.
diciamo sempre.

La colazione

Allora, quella qui sotto è una foto di una tipica colazione della domenica mattina.
Quella che vedete in tazza grande al centro è cioccolata. Solo che qui la fanno senza latte. Non chiedetemi come facciano. Non è buona come quella col latte ma non fa neanche schifo.

Alla sua destra quel panetto che sembra burro, attenzione attenzione, non lo è.
È formaggio.
Sissignori.
Va fatto a pezzettini, messo nella cioccolata e poi ripescato con il cucchiaino e mangiato.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare è buonissimo. Lo giuro.

A sinistra invece abbiamo una specie di brioches.
E poi si intravede un pezzettino di panino al formaggio.
Qui il pane è buonissimo. Ma buono buono di una bontà che non immaginate. E ce n'è una varietá incredibile. Ed è tutto proprio proprio buono.
Ma buono buono.

Poi un giorno vi parlo della frutta.
Che qui è un mondo.


La colazione

lunedì 27 agosto 2012

Poi peró ci sono anche posti cosí

Il pericolo é il mio mestiere parte seconda.

Ecco. Allora.
Avete presente che vi dicevo che non ho il senso del pericolo, che tendo ad essere incauta e via dicendo?

Bene. Credo che da ieri sera non sarà più cosí.
Mi son presa uno di quegli spaventi secchi secchi che, se non mi é venuto un infarto ieri, sto a posto per il resto della vita.

Vado a raccontare:
Io, Benny e Irene (le mie due coinquiline, n.d.a.), stavamo tornando da una cena a casa di Chico e Alessandro (due colleghi e amici italiani che vivono vicinissimo al nostro appartamento).
Dato che eravamo in tre e che eravamo vicinissime a casa e che il nostro é un quartiere abbastanza tranquillo, non ci siamo fatte accompagnare, come invece sarebbe consigliabile fare di solito.

Ci avviamo verso casa (erano circa le dieci e un quarto di notte).
Vediamo a pochi metri, davanti a noi, un gamin (i gamin sono, sostanzialmente, persone molto povere che vivono in strada e a volte li vedi frugare nella spazzatura. In genere non sono cattivi e non molestano gli altri, ma é comunque meglio non lasciarli avvicinare).

Cambiamo marciapiede, stiamo zitte, acceleriamo il passo, abbassiamo lo sguardo a terra (come da manuale di sopravvivenza per gli stranieri a Bogotá).
Ma il gamin comincia a parlarci, cambia marciapiede anche lui e ci si avvicina.
A questo punto sento Benny che sottovoce mi dice: corri.

Ci siamo messe a correre come tre pazze e siamo arrivate a casa, che distava poche decine di metri, col cuore praticamente nelle orecchie.

Io per qualche minuto non mi sono sentita le gambe.

Insomma.
É andato tutto bene e non é successo niente.
Peró ora mi é definitivamente chiarissimo che sí, in effetti questa é una cavolo di città pericolosa.
E niente.
Mi sa che mi informo per uno di quei corsi di autodifesa o mi iscrivo a Karatè, tipo.

domenica 26 agosto 2012

il pericolo è il mio mestiere

il problema è il seguente: che io non ho assolutamente il senso del pericolo.

Si potrebbe dire che sono...ingenua? ...sprovveduta?...leggermente incauta?

Insomma, il fatto è che Bogotà è una metropoli gigantesca.
E soprattutto è una città molto pericolosa.
Che io, quando me lo dicevano, pensavo: e vabbè, e chessssarà mai....esagerano!

In effetti anche andando in giro per le strade non è che sembri così.
C'è sempre in giro tantissima gente e le persone sembrano muoversi tranquillamente e via dicendo...
In effetti però non è così.
Il tasso di "delinquenza" (scippi, accoltellamenti, violenze...) è altissimo. Anche nelle zone della città che si potrebbero definire "tranquille" o "benestanti".

Apro una parentesi:
[ Bogotà è una città enorme ed è divisa, diciamo così, in settori.
I settori sono divisi secondo un criterio economico. Sostanzialmente se abiti nel settore uno sei un poveraccio e fai praticamente la fame. Se abiti nel sei sei un super ricco di quelli con la porche e la piscina sul tetto di casa. La mia scuola, per capirci, è nel settore cinque. Io vivo nel settore quattro, che non è male ma non è nemmeno il massimo. A seconda del settore in cui vivi, ad esempio, i servizi come acqua, gas, luce costano diversamente: se abiti nel settore sei li paghi come oro...che a me questo sistema mi sembra assurdo, ma comunque. diciamo che le parti più povere della città sono a sud, quelle più ricche a nord]

detto questo.
In effetti capita di incontrare spesso, camminando per strada, soggetti, diciamo...originali...che frugano nella spazzatura o hanno un aspetto poco...accogliente.

Il fatto è che in giro da soli è meglio non andare.
Mai.
Soprattutto se sei una donna.
Soprattutto se non sei colombiano, perchè sugli stranieri si gettano come pesci sulle esche.

Quindi la regola è del tipo:
- non devi mai andare in giro da sola, specialmente dopo il tramonto (sei e mezza di sera)
- quando sei per strada non devi parlare in italiano.
- quando sei in taxi (che qui si usano tantissimo e costano poco) o sui mezzi pubblici stai zitta e non parlare, punto.
- quando prendi un taxi non farti mai lasciar giù davanti a casa (potrebbero segnarsi dove abiti)
- meglio chiamare un taxi da un numero di casa, non prenderlo in strada (così il tassista sa che c'è qualcuno che sa che tu hai preso quel taxi...non so se rendo l'idea)
- non fare cose molto stupide del tipo: estrarre dalla borsa la tua macchina fotografica nikon o l'iphone e metterti a scattare fotografie con la faccia da turista (ho conosciuto un ragazzo che l'ha fatto ed è stato accoltellato in meno di cinque minuti).
- portarsi in giro pochi soldi alla volta.

e via dicendo, insomma.

Il concetto è che il livello di guardia deve sempre essere molto alto.
E che quando vai in giro bisogna davvero stare molto molto attenti.

Io sto facendo un po' di fatica, su questo.
Un po' perchè non è da me.
Un po' perchè mi sento a disagio: capisco che devo tenere una posizione profondamente contraria a quella che avrei "naturalmente".

Perchè io quello che desidero, istintivamente, sempre, è che l'altro che incontro sia un bene, non un nemico.
Che mi possa portare qualcosa di buono, non che mi possa ferire.
Insomma. Capisco che devo imparare a non essere ingenua, ma d'altro canto mi sembra che questo aspetto induca una posizione di continuo "sospetto" nei confronti degli altri e della realtà che ti circonda che, ecco, non mi piace.
E punto.
Me ne farò una ragione, dato che alla pelle, comunque, ci tengo.

sabato 25 agosto 2012

la luce, ad esempio



le case, ad esempio


le case, la luce, il freddo.

L'idea è la seguente: qui il sole sorge alle cinque e mezza del mattino circa, tramonta tra le 18.00 e le 18. 30.

12 ore di sole.
12 ore di buio.

Siamo vicini all'equatore, mica per altro.

Detto questo.
Siamo a 2800 metri circa.

Quindi fa freddo. Ma un freddo relativo.
Cioè: nelle case, ad esempio, non esistono i caloriferi, non c'è riscaldamento.
Però la notte si dorme col piumone e la coperta di lana. E anche durante il giorno si va in giro vestiti come d'autunno (calze di lana, giubbino, eccetera).

Non ho ancora visto la pioggia, che dicono che quando arriva piove a dirotto e per giorni, vi saprò dire.

Comunque.
Le case sono quasi tutte come quelle che dopo vi mostro nella foto: di solito a due- tre piani e con grandissime finestre. Non hanno le persiane, qui. Nemmeno le tapparelle. Mettono delle tende pesanti che tiri e un po' fanno scuro. Penso che sia perchè così entra più luce e scalda la casa.

E comunque la luce qui è bellissima.
Ma bellissima proprio.
Sarà che siamo più vicini al cielo, non lo so. O forse è per essere poco sopra l'equatore, bho.
Il fatto è che la luce, qui, è potente e leggera allo stesso tempo.
E all'alba o al tramonto (che sono velocissimi: in meno di mezz'ora si passa dalla luce al buio e viceversa), tutto si colora in un modo che io non so descrivervi.
Spero che alcune delle foto che sto facendo ve ne diano un'idea.

E basta.
Prossimamente vi racconterò anche il motivo per cui tutte le volte che tiro fuori il mio iphone per scattare una fotografia da postare qui rischio praticamente la vita.
Quindi almeno siatemi un tantino grati, eh.


venerdì 24 agosto 2012

giovedì 23 agosto 2012

AAA connessione cercasi.

La wireless da queste parti é un lusso.
Motivo per il quale in questi giorni mi é quasi impossibile avere una connessione internet.
Ho giá collezionato milioni di cose da raccontare.
Ma i miei 25 lettori (cit.) mi sa che dovranno aspettare ancora qualche giorno.
Quando avrò una connessione interne decente prometto racconti epici e dettagliati.
Per ora si porti pazienza tutti quanti.
Ecco.
Questi siamo io e Chico (Emanuele), davanti alla scuola.
Oggi si inizia con le riunioni. Il 29 qui iniziano le lezioni.
La scuola é enorme e bellissima.
É nella parte alta della città.
Da lí il panorama é incredibile.
Seguiranno aggiornamenti...
[to be continued...]

lunedì 20 agosto 2012

Las cometas

Las cometas in spagnolo sono gli aquiloni.
Anche le comete. Ma anche gli aquiloni.
Poi una delle due in realtà è maschile e l'altra parola invece è femminile ma ora non ho presente quale delle due e via dicendo.
Forse in realtà aquiloni è los cometas, cioè maschile, ma bho. È una mia pura supposizione.

Comunque.
Agosto a Bogotá è il mese degli aquiloni, perché c'é molto vento e cosí i colombiani vanno al parco e fanno volare gli aquiloni.

All'ingresso del parco te li vendono o te li affittano.

Tu alzi gli occhi e nel cielo vedi questo esercito colorato che volteggia. E la gente sui prati con la testa all'insú.

Oggi io ed Emanuele (l'altro italiano partito con me) siamo stati invitati a pranzo da questa coppia che lei è italiana e lui colombiano e hanno un bimbo di due anni simpaticissimo che sa contare fino a tre e fare il verso delle papere.
Sono stati accoglientissimi e dopo ci hanno portato a fare un giro in questo parco molto bello, che si chiama parco de los novios che c'erano i laghetti, le papere e un sacco di altre cose.
Ma soprattutto los cometas, dappertutto, nel cielo.

Ho pensato che è bellissimo stare con il naso all'insú a guardare cose colorate nel cielo che sono legate a te con un filo.
Io quand'ero piccola ogni tanto l'aquilone andavo a farlo volare, con mio papà.
Era una cosa bellissima.

Vabbè. Oggi questa era la cosa in cui mi si sono impigliati gli occhi.
Metto anche la foto, eh, de los cometas.

Las cometas

domenica 19 agosto 2012

Già che ci sono vi mostro anche questi.
Che sono i fili dell'elettricità che sono dappertutto.
Sono bellissimi.
Un po' caotici ma bellissimi.
Ecco, di questi, parlavo...
Vi rendete conto???

Bogotá. Il viaggio (il primo messaggio in bottiglia)

allora praticamente è andata così:
18 agosto 2012:
ho stretto fortissimo mia madre.
mi sono lasciata stringere fortissimo da mio padre.
ho guardato molto molto a lungo gli occhi azzurri di mio fratello.

dopo ho messo un piede dietro l'altro e sono salita su un aereo.
sono scesa a francoforte, ho di nuovo messo un piede dietro l'altro e sono salita su un altro aereo.

ho passato undici ore e mezza a diecimila piedi di altezza, guardando film poco soddisfacenti, giocando col bambino di 7 anni seduto nel sedile dietro al mio, tendando di dormire qualche minuto consecutivo senza riuscirci e chiedendomi, ogni tanto ma non troppo spesso, cosa diavolo stessi facendo.

dopo sono scesa dall'aereo ed ero a bogotà.
eran le sette di sera, qui. mentre là da dov'ero partita eran le due di notte.
con me c'era emanuele, un ragazzo di forlì, partito con me, anche lui viene a insegnare nella stessa scuola mia.

a prenderci c'erano due donne.
si chiamavano tutte e due sandra.
stanotte e per i prossimi giorni, tipo fino a martedì siamo ospitati in casa di una di loro.
parlano spagnolo ma anche un po' l'italiano, ma io preferisco parlare spagnolo, così lo rinfresco un attimino, dato che è un po' impolverato.

quando siamo arrivati a casa di sandra, sul tavolo, c'erano dei fiori bellissimi.
erano per me.
rossi, bellissimi.
mai visti in italia.
che dovrò farmi ridire il nome che me l'hanno detto ma ora non lo ricordo, anche il nome era bellissimo.
li ho fotografati.
dopo posto anche delle fotografie.

mi sono commossa come una scema idiota.
che, dico.
mica è una cosa normale che una sconosciuta ti venga a prendere in aereoporto, ti ospiti a casa sua e per giunta pensi di regalarti dei fiori per farti sentire benvenuta.

oggi poi, stamattina, l'altra sandra e sua sorrella, più piccola, hanno accompagnato me e emanuele a fare un giro qui nei dintorni, nel barrio, che si chiama Belalcazar, il nome del barrio, intendo.
siamo anche passati davanti all'appartamento in cui mi trasferirò martedì, quando arrivano le altre due ragazze italiane con cui vivrò.

ho avuto un po' di mal di testa tutto il giorno, ma credo sia normale, credo sia per via dell'altitudine, che qui mica scherza, che siamo a 2.800 metri.
fa freddino.
la notte si dorme col pigiama pesante, le coperte di lana e il piumone.
nelle case non c'è il riscaldamento, perchè comunque la temperatura non scende mai sotto gli 8-10 gradi circa.
anche di giorno non fa caldissimo, per lo meno oggi.
anche quando c'era il sole si stava in felpa e maniche lunghe, spesso c'è il vento (che è una cosa che mi piace tantissimo e mi fa sorridere).
siamo entrate in un supermercato e ho visto un sacco di frutta e verdura che non avevo mai visto, cose stranissime e dalle forme e dai colori nuovi che sicuramente assaggerò.

i colori, qui, sono incredibili.
che poi non sono i colori.
è la luce.
c'è una luce incredibile.
il cielo sembra un coperchio immenso e leggero appena sopra la testa e la luce è potente senza essere fastidiosa e soprattutto al tramonto e all'alba, che durano pochissimo, meno di mezz'ora, la luce diventa un caleidoscopio di acquerelli che colano sulle pareti delle case, sulle strade e gli alberi ed è una cosa incredibile davvero da vedere.
questo pomeriggio sandra ci ha portato al battesimo del figlio di un'amica e abbiamo conosciuto un'itailiana e suo marito che ci hanno proposto di portarci a fare un giro domani, per la città.
domani vediamo.

avrei voglia di fotografare tutto, che gli occhi mi si impigliano in continuazione.
l'impressione più forte è proprio la diversità.
le case, ad esempio.
hanno finestre grandissime.
o i pullman, che in realtà non sono autobus, anche se sono del trasporto pubblico, ma sono degli specie di pulmini piccolissimi e colorati.
uno dei prossimi giorni li fotografo.
oggi in giro c'era poca gente, ma credo fosse perchè era domenica.
e per le strade ci sono degli omini che vanno in bicicletta e trainano una specie di carretto e urlano fortissimo e vendono delle cose da mangiare che me l'hanno spiegato cos'è ma ora non mi ricordo il nome.

domani qui è festa.
cioè.
domani qui è ferragosto.
cioè.
ferragosto era il 15 anche qui, ma c'è questa legge che dice che le feste bisogna spostarle di lunedì, quindi loro il ferragosto lo festeggiano domani.
e vabbè.
cose così.

dopo per ora sono ancora un po' accampata, che le valigie le ho solo aperte, senza disfarle, che tanto martedì o mercoledì dovrò spostarmi e andare nell'appartamento dove vivrò, e quindi.
e ancora ci sono molte cose che devo fare, tipo procurarmi una scheda telefonica con un numero di qui o andare al consolato a registrare l'ingresso o aprire il conto corrente in banca e cose così.
il 23 ho la prima riunione a scuola e credo conoscerò un po' di colleghi.
credo ci metterò un po' di tempo a sentirmi davvero a casa.
ma queste prime ore sono state sorprendenti e le persone che ci hanno accolte sono state incredibili e io non mi sono sentita sola mai, nemmeno un secondo.
e già questa cosa è straordinaria.

e poi niente.
vediamo.
ecco.
credo di aver detto tutto o quasi.
ah. il caffè è buono.