giovedì 4 aprile 2013
Promemoria numero 2
Ovvero dell'essere a casa, sempre.
La verità vera è che io per anni non mi sono sentita a casa mai, in nessun luogo, in nessuna casa.
Nemmeno quando ho avuto un posto mio, proprio mio, che ho potuto riempire all'inverosimile con oggetti, colori, gadget tra i più inutili che la storia dei gadget inutili può testimoniare e che in qualche modo gridassero a me stessa e al mondo che io c'ero, ero unica, avevo un posto.
Mi ha impressionato tornare qui, dopo una settimana trascorsa in Italia, a quasi otto mesi dalla mia partenza, scendere dall'aereo dopo il numero di ore devastanti e, fatti salvi i primi minuti di spaesamento e disagio, scoprirmi contenta di essere qui.
Che verrebbe da dire: contenta di essere in Colombia??? Contenta di essere di nuovo tanto lontana da casa, dagli amici, dagli affetti (e, in un certo senso, anche dalla civiltà...)???
Come puó essere che sei contenta???
(Perché poi, il punto, è che ero proprio contenta, non rassegnata, non abituata, non "inserita"....contenta, insomma).
Allora vi dico due cose.
Uno: contenta non significa senza dolore, o senza nostalgia o senza preoccupazioni o senza fatica o senza mancanza o senza.
Insomma, la parola contenta non ha dei senza, dentro.
Due: contenta non significa allegra o spensierata o stupidamente sorridente senza motivi.
Contenta significa: piena, densa, carica di consapevolezza, cosciente del fatto che ovunque nel mondo, in qualsiasi condizione io mio trovi, tutto è per me e non c'è circostanza o situazione, nemmeno quelle che contengono anche il dolore o la fatica o la preoccupazione, che non sia per me promessa di una scoperta di un bene grande e irrinunciabile.
Insomma.
Io sono contenta.
E questo mi fa sentire a casa, sempre.
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