Una delle cose più grandi e incredibili che si imparano facendo il lavoro che faccio io, è che le cose sono per me, ma non sono mie.
Tutte, le cose.
Coi ragazzi è di un'evidenza clamorosa.
Che loro sono per me, mi sono in qualche modo regalati, la loro curiosità, il loro diventare grandi, scoprire se stessi e le cose, rispondere alle provocazioni, farsi domande, provare a dare risposte...tutto questo è per me, è un regalo, uno spettacolo incredibile a cui quotidianamente mi è data la grazia di poter assistere.
Ma non è mio.
Non posso decidere quasi niente, di loro, del rapporto con loro, di ciò che a loro accade, nè tanto meno la risposta che daranno alle proposte che gli faccio.
Sono per me, ma non sono miei.
Sembra una cosa facilissima, quasi banale e invece a me ci sono voluti anni solo per arrivare a pensare a questo concetto con una certa chiarezza, figurarsi quanto mi manca ancora per diventarne realmente consapevole.
Però, ecco, alla fin fine è una cosa liberante, questa. Che le cose, tutte le cose, siano per me ma non siano mie.
Liberante e grande.
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