sabato 6 luglio 2013

Le despedide.

Ragazzi, qui stasera grande festa per la nostra despedida.
Non so cos'hanno organizzato, esattamente.

So solo, di certo, che ci sarà un milionerrimo di gente e che le lacrime, che ho trattenuto eroicamente stamattina, alla consegna delle pagelle, le verserò tutte stasera, credo.
Meglio.

Così quando giovedì andrò in aereoporto non me ne saranno rimaste da piangere.
Perché, scrivevo qualche giorno fa, lasciare  le cose è difficilissimo.

E non intendo allontanarsi dalle cose.
Intendo: lasciarle.
Lasciarle per sempre.
O fino a quando non sai, che è come per sempre.
Allontanarsi è difficile.
Lasciarle è difficilissimo.

Le cose sono: L, S., M., J.... gli abbracci di I, Juliana e le caramelle, la chitarra di B., perfino la sveglia delle cinque e mezza, il cielo, i fili dell'elettricitá, lo spigolo del tavolo in sala, cose così.

Guardare le cose con dentro la parola addio è una cosa che fa del male vero.

Io mi ricordo una volta, che ero alla scuola materna e avevo un amico e poi se n’è andato a vivere in Francia con la sua famiglia.
Avevo 4 o 5 anni e ho continuato a chiedere a mia madre perché Paolo non veniva più a scuola.
Tutte le mattine speravo di vederlo entrare dal cancello, anche se tutti mi ripetevano che era in Francia.
e la Francia è lontana.

Dire addio alle cose e alle persone è una cosa che dopo, per mesi, guardi il cancello.
anche se sai che la Francia è lontanissima.
e che Paolo non arriverà.

Seguiranno racconti e aggiornamenti, se i singhiozzi non me lo impediranno.
Stay tuned!

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