domenica 19 agosto 2012

Bogotá. Il viaggio (il primo messaggio in bottiglia)

allora praticamente è andata così:
18 agosto 2012:
ho stretto fortissimo mia madre.
mi sono lasciata stringere fortissimo da mio padre.
ho guardato molto molto a lungo gli occhi azzurri di mio fratello.

dopo ho messo un piede dietro l'altro e sono salita su un aereo.
sono scesa a francoforte, ho di nuovo messo un piede dietro l'altro e sono salita su un altro aereo.

ho passato undici ore e mezza a diecimila piedi di altezza, guardando film poco soddisfacenti, giocando col bambino di 7 anni seduto nel sedile dietro al mio, tendando di dormire qualche minuto consecutivo senza riuscirci e chiedendomi, ogni tanto ma non troppo spesso, cosa diavolo stessi facendo.

dopo sono scesa dall'aereo ed ero a bogotà.
eran le sette di sera, qui. mentre là da dov'ero partita eran le due di notte.
con me c'era emanuele, un ragazzo di forlì, partito con me, anche lui viene a insegnare nella stessa scuola mia.

a prenderci c'erano due donne.
si chiamavano tutte e due sandra.
stanotte e per i prossimi giorni, tipo fino a martedì siamo ospitati in casa di una di loro.
parlano spagnolo ma anche un po' l'italiano, ma io preferisco parlare spagnolo, così lo rinfresco un attimino, dato che è un po' impolverato.

quando siamo arrivati a casa di sandra, sul tavolo, c'erano dei fiori bellissimi.
erano per me.
rossi, bellissimi.
mai visti in italia.
che dovrò farmi ridire il nome che me l'hanno detto ma ora non lo ricordo, anche il nome era bellissimo.
li ho fotografati.
dopo posto anche delle fotografie.

mi sono commossa come una scema idiota.
che, dico.
mica è una cosa normale che una sconosciuta ti venga a prendere in aereoporto, ti ospiti a casa sua e per giunta pensi di regalarti dei fiori per farti sentire benvenuta.

oggi poi, stamattina, l'altra sandra e sua sorrella, più piccola, hanno accompagnato me e emanuele a fare un giro qui nei dintorni, nel barrio, che si chiama Belalcazar, il nome del barrio, intendo.
siamo anche passati davanti all'appartamento in cui mi trasferirò martedì, quando arrivano le altre due ragazze italiane con cui vivrò.

ho avuto un po' di mal di testa tutto il giorno, ma credo sia normale, credo sia per via dell'altitudine, che qui mica scherza, che siamo a 2.800 metri.
fa freddino.
la notte si dorme col pigiama pesante, le coperte di lana e il piumone.
nelle case non c'è il riscaldamento, perchè comunque la temperatura non scende mai sotto gli 8-10 gradi circa.
anche di giorno non fa caldissimo, per lo meno oggi.
anche quando c'era il sole si stava in felpa e maniche lunghe, spesso c'è il vento (che è una cosa che mi piace tantissimo e mi fa sorridere).
siamo entrate in un supermercato e ho visto un sacco di frutta e verdura che non avevo mai visto, cose stranissime e dalle forme e dai colori nuovi che sicuramente assaggerò.

i colori, qui, sono incredibili.
che poi non sono i colori.
è la luce.
c'è una luce incredibile.
il cielo sembra un coperchio immenso e leggero appena sopra la testa e la luce è potente senza essere fastidiosa e soprattutto al tramonto e all'alba, che durano pochissimo, meno di mezz'ora, la luce diventa un caleidoscopio di acquerelli che colano sulle pareti delle case, sulle strade e gli alberi ed è una cosa incredibile davvero da vedere.
questo pomeriggio sandra ci ha portato al battesimo del figlio di un'amica e abbiamo conosciuto un'itailiana e suo marito che ci hanno proposto di portarci a fare un giro domani, per la città.
domani vediamo.

avrei voglia di fotografare tutto, che gli occhi mi si impigliano in continuazione.
l'impressione più forte è proprio la diversità.
le case, ad esempio.
hanno finestre grandissime.
o i pullman, che in realtà non sono autobus, anche se sono del trasporto pubblico, ma sono degli specie di pulmini piccolissimi e colorati.
uno dei prossimi giorni li fotografo.
oggi in giro c'era poca gente, ma credo fosse perchè era domenica.
e per le strade ci sono degli omini che vanno in bicicletta e trainano una specie di carretto e urlano fortissimo e vendono delle cose da mangiare che me l'hanno spiegato cos'è ma ora non mi ricordo il nome.

domani qui è festa.
cioè.
domani qui è ferragosto.
cioè.
ferragosto era il 15 anche qui, ma c'è questa legge che dice che le feste bisogna spostarle di lunedì, quindi loro il ferragosto lo festeggiano domani.
e vabbè.
cose così.

dopo per ora sono ancora un po' accampata, che le valigie le ho solo aperte, senza disfarle, che tanto martedì o mercoledì dovrò spostarmi e andare nell'appartamento dove vivrò, e quindi.
e ancora ci sono molte cose che devo fare, tipo procurarmi una scheda telefonica con un numero di qui o andare al consolato a registrare l'ingresso o aprire il conto corrente in banca e cose così.
il 23 ho la prima riunione a scuola e credo conoscerò un po' di colleghi.
credo ci metterò un po' di tempo a sentirmi davvero a casa.
ma queste prime ore sono state sorprendenti e le persone che ci hanno accolte sono state incredibili e io non mi sono sentita sola mai, nemmeno un secondo.
e già questa cosa è straordinaria.

e poi niente.
vediamo.
ecco.
credo di aver detto tutto o quasi.
ah. il caffè è buono.

1 commento:

  1. Ciao Ilaria! Che bello questo racconto: si vede che sei una letterata !!! ;-)

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