venerdì 28 dicembre 2012

Allora ora vi racconto la storia che vi dicevo, tanto sono in spiaggia e non ho un c***da fare

All'aereoporto internazionale di Bogotà succede questo.
Quando arrivi c'è un corridoio lungo e stretto.
A sinistra hai l'esterno dell'aeroporto, dove arrivano i taxi e le macchine e si vede il parcheggio.
A destra c'è una lunga vetrata, gigantesca.
Oltre la vetrata ci sono i nastri trasportatori, quelli su cui arrivano le valigie delle persone che arrivano da tutto il mondo.
Sono cinque o sei nastri, mi pare.
Dunque succede questo: le persone arrivano ad aspettare quelli che arrivano da qualche altro posto, a volte anche molto lontano. Amici, parenti, fidanzate, figli, padri.
Arrivano e si piazzano lí, tutti in fila lungo la vetrata, con il naso a un centimetro dal vetro, gli occhi sgranati in attesa di vedere comparire le fattezze del viso amato e riconosciuto.

Una lunga coda di cuori trepidanti e volti spalancati.

E c'è una signora.
Un'inserviente.
Con l'uniforme rossa e bianca, il grembiule, la cuffietta, i guanti.

Il suo lavoro è tenere pulita la vetrata.

Avanti e indietro la percorre per tutte le ore di servizio, con un panno e lo spruzzino di vetril tra le mani, che probabilmente qui si chiama in un altro modo ma il concetto è quello.

Passa la giornata a chiedere permesso e a infilarsi tra le attese e i battiti cardiaci. A rimuovere le impronte digitali degli innamorati che non sanno trattenere le mani dal primo incontro sulla parete fredda del vetro trasparente, a cancellare i fiati dei bambini con le bocce spalancate e piene di saluti per il padre o la madre appena sbarcati.

Insomma, questa donna passa il tempo a ripulire i segni delle attese, perché il vetro possa ospitare ancora di nuove e fresche e immacolate.
Trascorre le giornate tra corpi mani braccia menti occhi e respiri tesi all'incontro e al riconoscimento.
Spende il tempo e le energie tra i desideri e le speranze, pronti a sfociare in gioia cristallina e pura, come il vetro di cui si occupa.

Quando l'ho vista, questa cosa, mi è sembrata un miracolo.
Ho pensato che tutti i lavori dovrebbero essere, almeno in fondo, anche solo in uno spiraglio di percezione, così.
Come il suo.

Non esiste altro lavoro al mondo che quello di preparare il cuore.


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