lunedì 11 febbraio 2013

quello che volevo dire

Dunque.
Mi arrivano immagini e notizie di nevicate epocali in Italia.

Scuole chiuse, intere città sepolte dal bianco soffice e silenzioso.

Ovviamente avete tutta la mia invidia e la mia nostalgia.
Qui è ormai ufficialmente piena stagione delle piogge e sabato pomeriggio, quando sono andata a fare la radiografia ai denti, per un attimo ho pensato di essermi teletrasportata inconsapevolmente a Bombay: il cielo rovesciava acqua come se non ci fosse un domani e le strade erano allagate in un modo che in Italia noi grideremmo all'alluvione, mentre qui è perfettamente normale: la gente (me tapina compresa), passeggiava con l'acqua ai polpacci come se niente fosse.

vabbè.
detto questo.
Qui, ahimè, non nevica e non nevicherà mai.

Ma piovono, oltre che quantità industriali di acqua piovana, anche tante notizie.
Oggi in particolare me ne sono arrivate molte, alcune tristi e dolorose (la morte di persone care a persone a te care), altre shoccanti (il coraggio del Papa nel prendere una decisione così ardita e radicale), altre decisamente liete (l'alunno molto malato, di una amica in Italia, che sembra stare meglio...).

Insomma, volevo dire questo: che le cose accadono.
sempre.
A decine, centinaia, migliaia, tutti i giorni.

Io vorrei non perdermene nemmeno una mai.
Invece spesso mi ritrovo distratta o sonnacchiosa.

Ma quando mi accorgo e mi sorprendo e mi lascio provocare e ferire e colpire, dalle cose che accadono, la vita comincia ad avere un sapore nuovo e sconosciuto e buonissimo.

Come sentirsi una cosa grande grande e infinita come il mare, o il cielo, che ti si rovescia nel cuore, se mi passate la metafora un po' smielosa...





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