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lunedì 1 luglio 2013

Mariquita

allora siamo tornati, eh.
sani e salvi nonostante i serpenti e i ragni neri con le zampe gialle e grandi come una mano che decoravano la foresta in cui siamo andati a fare una passeggiata ieri mattina.

ovviamente io giravo cosparsa d'autan (quello apposta per le bestiacce tropicali) e avevo delle guardie del corpo (ho la fobia dei ragni. i serpenti, passino...ma i ragni non ce la faccio proprio, soprattutto se superano la misura legale).

comunque, come potete vedere dalle foto, caldo tropicale (che praticamente è sinonimo di mortale, perchè il tasso d'umidità è tipo del 110%), ma posto splendido: tanta tanta natura (anche troppa, per i miei gusti), cascate comprese.

poi nel posto in cui eravamo c'era, grazie a Dio la piscina.

ah, ovviamente in quei posti lì l'acqua calda non esiste.
cioè: tipo che entri nella doccia e c'è proprio una sola manopola, che serve a far uscire l'acqua punto.
fredda.

è che fa così caldo che l'acqua calda diventa (a parere della popolazione locale, quanto meno) fastidiosa e superflua.

no, bhe, ci siamo divertiti.

io sono stanca morta e mi aspetta un'altra settimana a scuola, con la solita simpatica sveglia alle cinque e mezzo del mattino.
ma a parte questo tutto bene.


mercoledì 26 giugno 2013

Parking

Vi ho già parlato dei parcheggi?
No?

Ah, Bhe.
Allora è ora, direi.

I parcheggi:
Come potete osservare dall'immagine, in Colombia i parcheggi non ammettono approssimazioni.

Se per caso entri in un parcheggio (non necessariamente di quelli a pagamento, eh) e osi parcheggiare la macchina, mettiamo, banalmente, con il muso, diciamo, verso il fondo del parcheggio (cioè, tipo verso il muro), invece che verso l'esterno...non passeranno più di dieci secondi prima che qualcuno (anche un passante, eh, chevvicredete, mica necessariamente un addetto al parcheggio) vi faccia gentilmente notare che quello non é il modo di parcheggiare...e che, insomma, sarebbe gradito se voleste rifare civilmente il parcheggio.

No, dico, ma di cosa stiamo parlando???

lunedì 24 giugno 2013

Pulci, sí, capito bene: pulci.

È qualche giorno che avverto pruriti poco simpatici sulle gambe, sparsi.

Quando ho controllato mi sono accorta di avere delle minuscole punture d'insetto, molto simili a quelle lasciate dalle sompatiche zanzare.

Solo che qui a Bogotà le zanzare praticamente non esistono, perché fa troppo freddo per loro.

Ho chiesto in giro.

"Punture di Pulci", mi hanno detto.
"Pulci???", ho domandato con tono incredulo, sbalordito e decisamente schifato.

Già, pulci.

Chè, diciamola cosí, un taxi, a Bogotà, non è esattamente il luogo più igienico del globo...

sabato 22 giugno 2013

L'altra cosa che succede quando fai la commissaria in un esame è che ti commuovi ogni cinque minuti.

Una cosa terrificante proprio.

chè il punto è che, quando prendi coscienza che quellilì, ciascuno di quellilì è tuo (come raccontavo qualche giorno fa), tuo e basta, quando ne prendi coscienza è finita.
cioè, proprio non hai più nessun controllo su nessuna parte delle tue emozioni.

per cui, ad esempio, quando ieri Juan Sebastian ha finito di illustrare la sua tesina e, alla fine del power point, c'era una scritta in cui ringraziava tutti i suoi professori ma, in maniera particolare "la prof. benedetta e la prof. ilaria che mi hanno sempre sostenuto e aiutato"...vabbè, chevvidevodire, non ce la si fa, a non commuoversi.

ma anche per molto meno, eh.
basta vederne anche solo uno di loro che risponde in maniera corretta a una domanda.
o in difficoltà.
o timidi e impacciati.
o al contrario, sicuri e spavaldi.

insomma, in qualsiasi condizione si trovino, quellilì, che ormai sono tuoi e basta, lo sono per sempre, e tu lo sai...questa cosa ti scartavetra il cuore anche al solo guardarli.
è una roba impressionante e contro la quale non puoi fare proprio niente, se non arrenderti all'evidenza di quale spettacolo sia poter assistere al diventare grandi, in modi tanto diversi, di ciascuno di loro.

ora vado a comprare dei cleenex, scusate.

giovedì 20 giugno 2013

indovinello


indovinate un po' a cosa potrebbe riferirsi il video qui sopra...
indizio: è una cosa di cui parlo da...settimane.

martedì 18 giugno 2013

periodo ipotetico dell'impossibilità

vorrei tanto dirvi che ora abbiamo l'acqua calda.

vorrei proprio tanto.
ma tanto tanto, eh.

vorrei scrivere un post su quanto può essere bello accorgersi delle piccole cose che quotidianamente diamo per scontate, quando vengono a mancare. e di quanto si riapprezzano infinitamente, quando poi, finalmente, ce ne riappropriamo...

avrei proprio voluto.
dopo 4 settimane mi sembrava anche che fosse arrivato il momento, insomma.

invece no.
niente.

che poi.
si vive anche senza acqua calda, voglio dire.
non è quello il problema.

il problema è la speranza continuamente disillusa.
quello, sì, taglia le gambe.

la tizia che ti dice: non si preoccupi, oggi vengono a ripararla.
(da quattro settimane, tutti i giorni)
e tu tutti i giorni ci credi, ci speri, ti illumini nella consapevolezza che, finalmente, stasera laverai i piatti con una temperatura accettabile.
o potrai fare una lavatrice senza andare a chiedere ai vicini, cose così, minuscole, ma tanto confortanti.
invece arrivi a casa e
NIENTE
è
SUCCESSO.

è questo, che è snervante.
le promesse mancate uccidono.

venerdì 14 giugno 2013

Delle differenze culturali, lesson one.

A volte la cultura, o la mentalità di un popolo, si affaccia in cose minuscole, quasi impercettibili.
Non diresti nemmeno che siano cultura, e da un certo punto di vista è anche così.
Ma come insegna Tarantino (il Gran Maestro, poi vi spiego) non sono cose irrilevanti. Per niente.

Ad esempio.
Mi sono accorta che i miei amici colombiani se devono contare con le mani lo fanno diversamente da me.

Ho approfondito la questione e ho scoperto questo:

Noi europei (o per lo meno noi italiani), tendenzialmente, se dobbiamo contare da uno a cinque con una mano lo facciamo nel seguente modo:
(Segue servizio fotografico accuratamente preparato per l'occasione)

Sembrerà una sciocchezza, ma non funziona così in tutto il mondo.
I colombiani ad esempio contano così:
(Vi prego di notare le differenze: partono dall'indice e non dal pollice e - provare per credere- il due e il tre sono di una scomodità devastante)

Ma non è finita.
Ho scoperto che i gringos (che è la parola con cui i colombiani chiamano gli statunitensi) applicano un'ulteriore variante della questione: partono dal mignolo e poi via fino al pollice:


Son cose, mica no. E meritano a mio parere tutta la nostra attenzione.

Poi, per dire, sta cosa ad esempio un genio come Tarantino ha saputo trasformarla in un elemento decisivo della narrazione cinematografica:

In particolare in QUESTA SCENA

Un giorno scriverò un libro. Tratterà del valore semantico che hanno i gesti in relazione col contesto culturale in cui si inscrivono e il loro valore comunicativo.
Roba grossa.
Forse divento famosa.

giovedì 13 giugno 2013

Genetica

I colombiani (o almeno quelli che conosco io) tendenzialmente non usano l'ombrello.

Dicono che tanto ci si asciuga veloce, qui.

Cosa che è parzialmente vera (e che in parte usano anche come giustificazione di quell'incomprensibile usanza di arrivare a scuola coi capelli fradici anche se ci sono 8 gradi, di cui avevo già parlato, mi pare) ma che a mio parere risulta comunque incomprensibile.

Cioè.
Qui, quando piove, diluvia.
Anche per ore, eh.

E questi se ne vanno in giro sotto l'acqua senza fare una piega.

E non è che dopo s'ammalano, in effetti.

Io ho una tosse che mi perseguita da tre mesi.
Forse l'organismo umano colombiano ha anticorpi speciali che a noi europei mancano, è la mia ipotesi.

Quando ho detto a Juli che mi avevano costretto a mangiare le formiche e lei mi ha risposto: scherzi?! Sono buonissime, io me le faccio sempre regalare da mia nonna!,ne ho avuto definitiva conferma: i colombiani devono avere un differente corredo cromosomico.


mercoledì 12 giugno 2013

Se per caso vi state chiedendo se abbiamo risolto la faccenda della caldaia la risposta è: no.

Siamo ancora con l'acqua fredda (Colombia tierra querida).

Se vi state chiedendo perché, la risposta è (come sempre) : ahahahah, che domanda divertente.

martedì 11 giugno 2013

paella e sangria

ieri sera Juan Camilo ci ha invitato a cena ed ecco il risultato: paella e sangria in quantità pantagrueliche.

una meraviglia assoluta.

e hanno fatto tutto loro, eh.





venerdì 7 giugno 2013

colombia, tierra querida

una settimana fa si è rotta la caldaia di casa nostra.

questo significa che è una settimana che non abbiamo acqua calda in casa.

una settimana.

voi magari credete che non abbiamo preso seriamente in considerazione la cosa e non abbiamo chiamato i tizi che dovrebbero risolvere il problema eccetera.
ma non è così.
avete una pessima idea di noi, se pensate questo.

abbiamo chiamato la mattina dopo.
e poi quella dopo.
e poi quella dopo.

e, finalmente, ieri, è venuto il tizio a ripararla.
ma poi se n'è andato.
e ci ha detto che non può.
che dovrà tornare.

domani è sabato. e lunedì è festivo.
quindi significa che se non torna oggi (cosa improbabile, dati i precedenti), toccherà aspettare almeno fino a martedì, ammesso che martedì si ricordi di noi.

lavare i piatti con l'acqua fredda, con le temperature che ci sono qui a Bogotà è un'esperienza interessante.
ma mai quanto farsi la doccia.

martedì 4 giugno 2013

Full metal jacket (cit.)

Se vai in giro per la città, a Bogotà, è pieno di militari: sui ponti, agli incroci, per le strade.
In uniforme e armati fino ai denti.

L'esercito è una realtà piuttosto presente.
Ed è un bene, nel senso che quando vedi un militare, in generale, sai di essere un po' più al sicuro.

Anche quando esci dalla città, ad esempio, non so, per la strada che si fa per andare al Llano, è pieno di soldati, che ogni cinque/dieci chilometri, ti guardano sorridenti dal bordo della strada e fanno il segno col pollice, come a dire: tuttok, vai tranquillo.

È rassicurante, d'accordo.
Ma per me, che non sono abituata, vivere in un paese in cui, per sentirti al sicuro, hai bisogno di vedere delle persone che impugnano un arma da fuoco..bhè, mi sembra evidente che questo non è il migliore dei mondi possibili.

venerdì 31 maggio 2013

Che quando sono andata in centro a cercare il regalo per Juli, siamo entrati in posti (ce n'erano a decine) pieni di cose così.

W il Sudamerica.



giovedì 30 maggio 2013

Tempo di grazie

Stamattina arrivo a scuola e mi si avvicina Luis Camilo.

Mi dice: guarda.
E mi da questo:

Inizialmente lo guardo e non capiso, poi lo apro e questo libro diventa un regalo per me.

Con una dedica bellissima che dice:
"I professori influenzano l'eternità; nessuno puó dire fin dove può arrivare la loro influenza" (H.B. Adams)

E di seguito:
" grazie per tutto. Quello che ho imparato quest'anno con lei non si limita alla classe.
Con tutto l'affetto del mondo, 
Luis Camilo.

Perché lei abbia sempre con sè un pezzetino di Colombia"

Ora.
Non so se questo è il mese ufficiale della gratitudine nei confronti dei professori o che.
Ma, nel caso, bisognerebbe istituirlo anche in Italia.

martedì 28 maggio 2013

Cose (meravigliose)che ti facilitano la vita

Oh, ho appena scoperto questa app meravigliosa:

Si chiama tapsi e, gratuitamente, se vivi a Bogotà, tu, con un click, chiami un taxi. Gratis.
La chiamata, ovviamente, non il taxi.

Comunque: steve jobs santo subito.

lunedì 27 maggio 2013

dei trucchi infingardissimi

qualche giorno fa hanno rubato il cellulare a chiara.

pieno giorno, a galerias, che è diciamo una zona commerciale vicina a casa.
era tipo un sabato o una domenica pomeriggio, tanta gente in giro.

funziona così:
le hanno tirato qualcosa addosso.
tipo qualcosa di abbastanza schifoso e puzzoso, sui capelli e sulla testa.
improvvisamente compare alla sua sinistra una signora gentilissima che le offre un fazzoletto e le chiede se ha bisogno di aiuto per pulirsi.
sorrisi e strette di mano.

quando chiara si allontana e infila la mano in tasca si accorge di non avere più il cellulare, ovviamente.

carini, eh, i colombiani.
(certi, ovviamente, mica tutti, eh, ovvio).

promemoria: se ti ritrovi qualcosa di schifoso e puzzoso tra i capelli non fermarti, non sorridere a nessuno, tira dritto e ci penserai a qualche isolato di distanza, a pulirti.
ovvio, se vivi a bogotà.

sabato 25 maggio 2013

Open day (finalmente)

ragazzi, tutto bene.
fenomenale.
grandi applausi, standing ovation eccetera.

felici tutti: genitori, alunni colleghi e anche la sottoscritta.

un grande successo.

nota di colore: ieri Diego (alunno) facendo il cret***  durante le prove rompe il vestito di scena di Daniel (che avrebbe impersonato Thomas Becket).
io ovviamente sclero, mi arrabbio e gli intimo di portarselo a casa e riportarlo sistemato e rammendato adeguatamente stamattina.

stamattina Diego si presenta con il vestito, a suo modo, sistemato.
con una pinzatrice.

no, dico, aveva fatto il rammendo dello strappo con una pinzatrice, vi rendete conto???

un grazie speciale a Juliana.

primo, perché intuendo come sarebbe andata stamattina si era portata dietro ago e filo e così ha sistemato per bene il vestito.

secondo perchè nelle settimane trascorse, ogni volta che mi incontrava, non si scordava di guardarmi negli occhi e ricordarmi, con grande convinzione: "prof, non si preoccupi, andrà tutto bene"; alcune volte rafforzava l'incoraggiamento con una porzione di orsetti gommosi.

senza di lei non ne sarei uscita viva, ne sono sicura.

martedì 21 maggio 2013

Guaraní

Ieri un'amica che è tornata da un viaggio in Paraguay per lavoro, ci raccontava che in Paraguay si parla il guaraní, che è tipo la lingua indigena di quel posto lí.

E che in guaraní non esistono due cose:
Non esiste nessuna parola per dire "no".
E non esiste nessun modo per coniugare i verbi al futuro.

Cioè, ho pensato, quindi è una lingua di gente che:
A. Vive sempre nel presente.
B. Vive con una continua disponibilità a dire sí.

Non so, questa cosa mi impressiona un sacco, non so a voi.

lunedì 20 maggio 2013

il mio debutto in società

forse non è molto leggibile, ma come potete vedere qui sotto ho ricevuto un invito ufficiale dall'ambasciata italiana per un pranzo esclusivo, solo per residenti italiani a Bogotà, che si terrà in data 31 maggio 2013.

roba che mi sono immaginata immediatamente scene da Anna Karenina, per dire, con tacchi vertiginosi e vestiti ampi e ottocenteschi.

R.S.V.P.

domenica 19 maggio 2013

un pezzo di paradiso II

Stamattina siamo andate alla festa del San Riccardo, che è una scuola di cui vi avevi già parlato (QUI), che si trova al sud, nella parte povera di Bogotà.

facevano una festa e noi siamo andati a festeggiare con loro.

ed è incredibile vedere famiglie che non hanno niente (oh, quando dico niente intendo: NIENTE), che giocano insieme con un gusto e una gioia e cantano e ballano eccetera.

insomma, è un miracolo bello e buono, ecco, sì.
lo confermo.