lunedì 3 settembre 2012

tutto nuovo, sempre

Oggi abbiamo preso un taxi per tornare a casa da scuola e il taxista era ubriaco.
Ma fradicio, eh.
Roba che oscillava a destra e sinistra come un birillo proprio.

Per cui dopo una decina di metri gli abbiamo chiesto di accostare e siamo scesi.

Dicono sia abbastanza frequente, 'sta cosa, da queste parti.

Io una delle cose di cui ho paura è di abituarmi.
Non voglio abituarmi a vedere i gamin che frugano nella spazzatura, le notizie al telegiornale dell'ennesimo omicidio alla periferia della città, i taxisti ubriachi, l'alunno che ti racconta che non ha più il papà perchè è stato assassinato quando lui aveva 8 anni, gli studenti nelle università che manifestano una volta alla settimana con la polizia in tenuta antisommossa che correda le strade (e spiegarvi la situazione è complicato, che ancora io non la capisco troppo bene, mi voglio documentare un po').

Così come non voglio abituarmi alla bellezza che vedo, ad esempio: al cielo che c'è qui.
Perchè il cielo è a portata di mano, qui.
Le nuvole volano bassissime che hai sempre l'impressione che basti alzarsi in punta di piedi e allungare un braccio per sfiorarle davvero.
Tra me e il cielo c'è solo luce che si diffonde in orizzontale e si appiccica sulla superficie delle cose, delle case, delle facce piene di rughe e immondizia dei gamin, che frugano nella spazzatura e io allora cambio marciapiede, perchè son pericolosi, hanno i coltelli e a volte rapinano senza mezzi termini.

Le strade sono piene di contraddizioni.
La violenza più atroce cresce a fianco della bellezza come gramigna in un campo di grano.
Io spesso non mi posso fermare a guardare entrambe (è pericoloso anche fermarsi). Allora guardo tutto di fretta e i miei occhi arraffano luci e colori e le parole dette di fretta dai bambini che giocano a pallone in una via trasversale.
Il cuore, tutte le volte che guardo in alto, lo sento sollevarsi come un palloncino riempito con l'elio.
Sento i sorrisi farmi solletico nella gola, ma quando si cammina non bisogna sorridere troppo, non è prudente.
I sorrisi sono un'arma potentissima, mettono molto più paura dei coltelli, mi pare d'aver capito. Almeno da queste parti.
Allora me li tengo in tasca e li sento tintinnare come monetine.
Quando entro in casa li metto in un barattolo di vetro. Di notte si illumina e mi fa compagnia.

Io non voglio abituarmi a tutto questo, mai.
Non c'è cosa peggiore dell'abitudine, credo.
Io desidero tutto nuovo, sempre.


1 commento:

  1. Che meraviglia. E hai proprio ragione. E grazie che condividi con noi tutto questo sul blog. :)

    RispondiElimina