sabato 22 settembre 2012

Mowgli: storia di un cuore

Ieri ho conosciuto un indigeno.
Un indigeno vero.
Chè qui, nella parte a sud della Colombia, inizia la foresta amazzonica. E nella foresta amazzonica ci sono alcune regioni in cui vivono ancora delle comunità di indigeni.
Proprio come quelli che avete in mente, sì, la foresta, Mowgli, Pochaontas e compagnia bella.
Tutto piuttosto simile alla realtà.

Questo ragazzo è giovanissimo, ha meno di 20 anni.
E' arrivato a Bogotà da pochissimo.

Fino ai sei anni è vissuto nella foresta, con i suoi nonni e sua madre, che è indigena.
Poi a sei anni l'hanno portato in una specie di collegio dove ha imparato lo spagnolo e a leggere e a scrivere eccetera.
Poi ora, pochi mesi fa, ha deciso di trasferirsi a Bogotà, per fare l'Università, chè lui voleva studiare zoologia, ma poi si è accorto che non era come pensava, perchè lui aveva in mente una certa idea di natura, foresta eccetera (in pratica quella in cui era cresciuto) e invece di fatto, ovviamente, si è trovato a studiare come mungere le mucche eccetera. Quindi ora ha deciso di cambiare e così via.

Comunque. Raccontava della vita indigena, nella foresta. Raccontava che se fosse rimasto al suo villaggio a 15 anni si sarebbe dovuto sposare, chè le ragazze a 13 anni, dopo la prima mestruazione, si sposano. E i maschi non oltre i 15 anni. E c'è una prova di pesca e caccia, da superare, per poter essere ritenuti pronti a sposarsi e via dicendo. Oppure raccontava che le donne (bambine) che non possono aver figli vengono cacciate via dal villaggio e devono vivere da sole nella selva. Oppure altre cose così, insomma.

Io l'ho ascoltato a bocca aperta parlare di sè per minuti interi.

E ovviamente in me nascevano curiosità, indignazione, sconcerto, meraviglia, sorpresa, incredulità e potrei fare un elenco sterminato dei sentimenti che mi hanno attraversato mentre lui raccontava della sua storia.
O quando ci ha fatto sentire la sua lingua originaria che è bellissima, sembra quasi che canti, quando parli.
E così.

Ma.
Il fatto che più mi ha lasciata secca è stato quando ha raccontato di come ha conosciuto Alessandro, il mio collega italiano che insegna filosofia nella mia scuola e fa anche il dottorato nella stessa Università di questo ragazzo di cui vi racconto.
Che si sono conosciuti in Università e Alessandro l'ha invitato a un incontro con altri suoi amici universitari.
E da quel momento lui non li ha più mollati.
E quando io gli ho chiesto perchè, lui ha risposto: perchè loro mi trattavano in un modo che io non avevo mai visto. Mi volevano bene senza pretendere niente da me. Nemmeno che la pensassi come loro o che facessi quello che facevano loro.
Allora per la prima volta ho pensato che forse cominciavo a intravedere degli indizi della risposta che ancora non ho trovato ma che sto cercando da sempre.

Ora.
Magari a voi non fa nessun effetto, non lo so.
Ma a me vedere così chiaramente messo a nudo il nocciolo più irriducibile e segreto del cuore umano...
Vederlo così nettamente e inequivocabilmente coincidere col mio...
Accorgermi di questo, nonostante lo spazio, il tempo, la cultura, la storia separino mondi da altri mondi in modo così profondo e innegabile...

Oh, non lo so.
A me mi ha letteralmente fatto venire a galla il cuore.
Nudo e crudo.
E pronto a tutto.

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